30 Ottobre 2020
Fondi, Pmi e professionisti alla svolta del private capital
Fondi, Pmi e professionisti alla svolta del private capitalLe esigenze di credito ed equity messe in luce dalla pandemia sono tante, le risorse mobilitate (private ma anche pubbliche) altrettante. Il problema, piuttosto, è metterle in comunicazione. Favorendo quell'incontro tra domanda e offerta di capitale che in Italia - tra inefficienze e ritrosie - da sempre non è un fatto scontato. Chi può contribuire in misura determinante a far funzionare l'ingranaggio è il professionista, che sia il cfo interno all'azienda o il commercialista di fiducia, sempre più consulente in fatto di finanza straordinaria.
Il messaggio chiaro è arrivato ieri al Primo forum sulla Finanza alternativa organizzato da «Il Sole 24 Ore», che ha messo a confronto investitori, imprenditori e soprattutto loro, i professionisti, buona parte dei 1.800 che hanno aderito all'evento virtuale, introdotto dal direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini. Sul tavolo i «Capitali per la ripartenza», titolo del forum. Cioè le risorse che vanno messe a disposizione delle imprese nel più breve tempo possibile, anche tramite operatori specializzati.
Il punto della situazione è stato fatto anche assieme agli operatori e ai maggiori player: gestori di fondi, advisor, avvocati, consulenti e banchieri d'affari. Il focus è andato in particolare sul mercato del private equity e su quello del debito, due realtà che prima del lockdown si erano mostrate in forte crescita e che ora mostrano una accentuata resilienza.
Il mercato del private equity ha visto, ad oggi, secondo i dati di Kpmg-Aifi, un controvalore di circa 2 miliardi con quasi 125 operazioni: «Il settore - dice Paolo Mascaretti, partner di Kpmg - ha mostrato grande esilienza malgrado un calo del 25% in termini di volumi rispetto al 2019. È cresciuto al contrario il mercato del private debt con un controvalore di 423 milioni (+34%) e 130 transazioni. Il settore tecnologico pesa molto sul totale delle transazioni: il 25% del valore totale».
La ricchezza del tessuto produttivo italiano resta il termine di confronto. Secondo Filippo Gaggini, amministratore delegato di Progressio Sgr «i settori di maggior interesse sono stati nel digital, nell'information technology, nel biomedicale nella filiera food, nella cosmetica e nella automazione. I prezzi delle aste che sono proseguite sono calati mediamente di un 15-20 per cento. Quindi i prezzi sembrano nominalmente più bassi, ma in tante situazioni sono in realtà più alti se confrontati con volatilità e scarsa prevedibilità dei risultati di fine 2020 e del 2021. Le banche sono infine state molto selettive nel dare finanziamenti e sono alla ricerca di asset resilienti. Infine, la maggiore liquidità sarà di aiuto, ma al tempo stesso occorre a livello nazionale intervenire con supporto ai settori in difficoltà così come rafforzare in modo strutturale l'apparato sanitario».
RIPRODUZIONE RISERVATA