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23 Gennaio 2021

Fondo patrimonio Pmi, vincoli per 6 anni

di Alessandro Germani



Per le stesse imprese con un fatturato che oscilla da dieci a 50 milioni di euro, in presenza di un aumento di capitale superiore a 250mila euro vi è la possibilità di accedere al Fondo patrimonio Pmi di cui al comma 12.
Anche in questo caso la legge di Bilancio 2021 proroga la misura fino al 30 giugno 2021.
Di fatto all'aumento di capitale dei soci si affianca l'emissione di debito rappresentato da strumenti finanziati (obbligazioni o titoli di debito) sottoscritti entro il 30 giugno 2021 dal Fondo patrimonio che è gestito da Invitalia.
Tale debito si concretizza in un ammontare massimo pari al minore importo tra tre volte l'ammontare dell'aumento di capitale di cui al comma 1, lettera c), e il 12,5% dell'ammontare dei ricavi di cui al comma 1, lettera a).
Se la società ha poi ricevuto finanziamenti garantiti ovvero tassi d'interesse agevolati in base al Temporary framework, la somma di tali aiuti e degli strumenti finanziari non può superare il maggiore valore tra:

 

  • il 25% dell'ammontare dei ricavi di cui al comma 1, lettera a);
  • il doppio dei costi del personale della società relativi al 2019, come risultanti dal bilancio ovvero da dati certificati se l'impresa non ha approvato il bilancio.

 

Tendenzialmente la leva finanziaria consentita è di 1 (equity) a 3 (debito) ma occorre verificare anche i ricavi. Quindi a fronte di un aumento di capitale di un milione di euro il debito massimo sarebbe pari a 3 milioni di euro.
Ma se l'impresa ha ricavi pari a 20 milioni di euro, il 12,5% di 20 milioni ammonta a 2,5 milioni di euro, che costituirà il massimo debito che si potrà emettere.
Il comma 16 demanda a un decreto del ministero dell'Economia, di concerto con lo Sviluppo economico, la definizione delle caratteristiche, condizioni e modalità del finanziamento e degli strumenti finanziari.
Tale decreto è stato emanato l'11 agosto 2020.
Per quanto riguarda il costo del debito, dal sito di Invitalia (e dall'allegato al predetto Dm) si evince che il tasso agevolato è dell'1,75% per il primo anno, del 2% per il secondo e terzo anno e del 2,50% per i restanti tre anni. Si tratta di un tasso nominale annuale (base 365 giorni).
Sono comunque previste delle clausole stringenti perché l'emittente s'impegna nei sei anni dell'emissione a:

 

  • non deliberare o effettuare, dalla data dell'istanza e fino all'integrale rimborso degli strumenti finanziari, distribuzioni di riserve e acquisti di azioni proprie o quote e di non procedere al rimborso di finanziamenti dei soci;
  • destinare il finanziamento a sostenere costi di personale, investimenti o capitale circolante impiegati in stabilimenti produttivi e attività imprenditoriali che siano localizzati in Italia;
  • fornire al Gestore un rendiconto periodico, con i contenuti, la cadenza e le modalità da quest'ultimo indicati, al fine di consentire la verifica degli impegni assunti e definiti ai sensi del decreto di cui al comma 16.

Ulteriori informazioni si possono reperire sulla circolare di Invitalia del 16 settembre 2020.
In linea generale bisognerà vedere quante imprese faranno ricorso a questo strumento.
Indubbiamente l'impulso che c'è stato in Italia dal 2012 in avanti sia al private equity sia al private debt attraverso l'intervento (diretto ed indiretto) del Fondo italiano di investimento ha beneficiato del fatto che si sono seguiti dei canoni di mercato e si è riscosso così un notevole successo.
In questo caso i molteplici paletti introdotti possono condizionare la misura.

 

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